Risposta di Fabrizio Rossi ad Antonio Satta

In primo luogo, ringrazio il dott. Satta per la cortese disponibilità con cui ha affrontato con me gli approfondimenti in merito alla, a questo punto “eventuale”, offerta della cordata guidata da Fisher.Onestamente, non ricordavo di aver fissato l’intervista utilizzando formule dubitative o verbi al condizionale.Allora, per conferma, sono andato a rivedere le annotazioni inerenti la parte dell’intervista contestata, non trovando nessun discorso al “condizionale” e nessuna formula dubitativa. Ovviamente, per onestà nei miei confronti e di chi legge, questo non implica che non siano stati usati dal dottor Satta. Ma sta solamente a significare che non li ho ritrovati scritti e che non li ricordo pronunciati. Tutto qui.Ma se a monte di tutto consideriamo che “l’interesse del gruppo americano è reale e che i suoi componentisono persone credibili e finanziariamente solide”, che la “Banca Rothschild sta studiando il dossier”, che “lacredibilità dei personaggi in campo mi fa pensare che ci sarà un’offertaformale” e che “non credo che l’eventuale offerta saràpresentata in questi giorni, con coppa e campionato ancora da ultimare, masemmai a fine stagione (ovvero ai primi di giugno, ndr)”, non si lascia molto spazio alle interpretazioni. Soprattutto quando ” consta che esista una cordataintenzionata a presentare un’offerta”. E se, a onor del vero la cordata è definita solo “intenzionata”, appare chiaro come un simile sudio di fattibilità non si esaurisca in un mero esercizio di analisi fine a se stesso. soprattutto e lo sforzo è prodotto da gruppi di portata e spessore quali quelli citati da MF.Detto ciò, approfitto di questo spazio per la correzione di un errore di stampa riguardo la Banca proprietaria del 49% di ItalPetroli.Il refuso è evidente, in quanto a possedere il 49% di ItalPetroli è, come tutti sanno, Unicredit.Vorrei, inoltre, poter fare una puntualizzazione: ieri ed oggi, ho ricevuto mail da parte di alcuni lettori, dove mi si contestava l’erronea affermazione circa la trasferibilità di debiti da una società ad un’altra, come indicato nell’intervista. Ed è assolutamente vero. Un debito non si trasferisce.La stessa cosa, era, peraltro, riportata in alcuni forum di famosissimi siti internet gravitanti nel mondo giallorosso, con un gustoso condimento di sarcasmo nei confronti del presunto errore giuridico-economico. A questi moderni Mankiw, vaganti nello straripante limbo dei forum, vorrei far presente che, nella stesura di un articolo complesso, una delle regole fondamentali da tener presente è la massima fruibilità dello stesso ad una platea eterogenea di utenti. Ovvero: più il linguaggio è semplice, più alta sarà la comprensione e la resa del pezzo.Ora, va da se che ad una simile operazione corrisponda una funzione di sintesi tra le esigenze dei novelli Federico Caffè e quelle dei più giovani utilizzatori del multimediale,che, al pari dei nostri operatori finanziari in provetta, hanno diritto ad una comprensione lineare di concetti avanzati. Anche a scapito di una dovuta concettualizzazione consona al contesto di origine.Mentre chi scrive su MF o su Il Sole 24 Ore è conscio (salvo eccezioni sempre presenti) di avere un target di utenti livellato verso l’alto, chi, come me, “strimpella parole” per una testata giornalistica sportiva, deve essere parimenti conscio della eterogeneità ad ampio spettro della propria utenza, che potrà spaziare dalla portiera settantenne che legge grazie all’aiuto del nipotino informatizzato, all’operatore di un supermercato che si connette durante una pausa pranzo, al manager della multinazionale che, a tempo perso, dedica uno spazio alla lettura de laromasiamonoi.it. E queste singole esigenze debbono necessariamente contemperarsi in una funzione di sintesi, che raccoglie le varie sfaccettature delle necessità personali, racchiudendole in una stesura semplice e diretta.Una sintesi a questi bisogni, veniva rinvenuta metaforizzandone il concetto nel “trasferimento” di un debito, come in un immaginario passaggio di mano da una società ad un’altra, con il solo scopo di rendere accessibile in poche righe, una informazione che avrebbe richiesto ben altra spiegazione ed approfondimento.Mi rendo perfettamente conto di aver urtato la suscettibilità dei puristi dell’economia applicata ai forum sportivi, ma la platea più vasta dei lettori non laureati in economia e commercio, richiedeva una attenzione maggiore ed una sintesi necessaria, derivante dal bisogno di comprensibilità immediata di una tale intervista.