SE IL NOSTRO ARSENAL SI CHIAMA CATANIA…

Takayuki Morimoto si è abbattuto ieri sulla scanzonata comitiva giallorossa, obbligata a timbrare il cartellino a Catania prima del rompete le righe natalizio. La fotografia di Catania-Roma la scatta giustamente il giovanotto di Kawasaki, abile a realizzare la sua prima –ed immaginiamo ultima-doppietta in carriera con la squadra giallorossa in posa per tutta la gara.Al Massimino va in scena una Roma con i trolley a bordo campo: una Roma abulica, molliccia ed irritante, terrorizzata da undici maniscalchi mancati guidati da un allenatore in guerra con il mondo, sostenuti incessantemente da un pubblico di serie C, vero dodicesimo in campo anche ieri. All’allegra brigata di Luciano Spalletti è comunque sufficiente che Baiocco -un incrocio tra un biscotto, una scopa ed uno a caso dei gemelli Filippini- mulini le braccia al vento per aizzare la propria gente (ognuno ha i tifosi che merita) per cedere l’onore delle armi ed arrendersi senza combattere.La Roma torna ad essere una squadra femmina (termine molto calcistico e poco azzeccato, la Roma Calcio Femminile avrebbe sicuramente venduto cara la pelle) proprio a Catania, dove a maggio fu costretta -nel vero senso della parola- al pareggio. All’epoca giocatori ed addetti ai lavori denunciarono il clima intimidatorio, vagamente criminoso, dell’ambiente catanese, un unicum in serie A: lecito quindi attendersi dalla truppa giallorossa una partita con il coltello fra i denti.Ci ritroviamo invece costretti a registrare le stucchevoli dichiarazioni dei giocatori proprio come qualche mese fa, e quelle provocatorie di Polveriera Pulvirenti, altro fenomeno tipico del nostro calcio, che invece di smorzare i toni alimenta la tensione manifestando un’unità d’intenti ed una comunanza di ideali sportivi con la propria città, il proprio allenatore ed i propri giocatori. Complimenti.Bisognerebbe però decidersi: o a Catania non si va più, magari compiendo un gesto forte (fra il 3-0 a tavolino ed il 3-2 di ieri cambia poco o nulla) che, si sa, nessuna società seguirà, o, se si decide di giocare, si evitino certe figure barbine. Se il problema è Catania.Spalletti, magari temendo una rilassatezza assolutamente non giustificabile della sua squadra, aveva allertato sui pericoli della trasferta siciliana ed aveva invitato tutti a considerare la partita di Catania come la più importante, come la vera Arsenal-Roma. Allertiamo noi Spalletti, ed assicuriamoci che ascoltino anche i giocatori, probabilmente impegnati a fare le valigie durante la conferenza stampa di sabato: L’Emirates Stadium non è il Massimino, Baiocco non è Fabregas e, soprattutto Takayuki Morimoto non è Emmanuel Adebayor, anche se si è riusciti a trasformarlo in un giocatore di calcio.