CASSETTI: “Un domani vorrei allenare la Roma”

Marco Cassetti, in un’intervista al Guerin Sportivo, parla della lotta scudetto contro l’Inter, del suo futuro, di arbitri e ovviamente della sfida del 1 Aprile contro il Manchester United: “La lotta sarà aperta fino alla fine, abbiamo tutte le qualità per andare lontano. Sulla carta avremo impegni meno difficili dei loro, ma mi rendo conto che non sarà facile giocare contro squadre che sudano per salvarsi. Nei campionati passati si sono viste delle belle rimonte in poche giornate. C’è tempo, vogliamo fare il massimo”. Arbitri. Nota dolente per l’esterno difensivo giallorosso che commenta così le ultime sviste ai danni della Roma: “Con la Lazio il rigore ha condizionato la gara. Diciamo che tante volte gli arbitri ci hanno danneggiato. Io non credo alla malafede, ma se ogni tanto commettessero errori a nostro favore non ci arrabbieremmo di certo”. E dopo la delicata trasferta di Cagliari, ecco ancora una volta il Manchester. Marco Cassetti commenta così la sfida: “Bella rivincita, no? Nessuno ha dimenticato quello che è successo l’anno scorso. Non possiamo e non vogliamo più sbagliare. Il Manchester è un’avversaria fortissima, difficilissima. Ma quest’anno abbiamo dimostrato maggiore maturità in Europa, siamo pronti a dimostrarlo all’Old Trafford”. Roma a parte, chi è favorito per la Champions? “Le più forti sono Barcellona e Chelsea, il Manchester è alle loro spalle. Ma non escludo una sorpresa tipo Fenerbahce, tutti lo snobbano, ma è ricco di brasiliani di grande tecnica”. E il giocatore più forte della competizione? “De Rossi è tra i più grandi al mondo. Poi voto Gerrard e Fabregas, tutti uomini di centrocampo. Qualche gradino più in basso ci sono Torres, Cristiano Ronaldo e Rooney”. Cassetti esprime un giudizio su De Rossi, colonna portante della squadra giallorossa: “Lui, Totti, Panucci e Juan. Un poker del quale non si può fare a meno. Rappresentano la nostra colonna portante”. Dopo la tua carriera da calciatore che farai? “Non escludo di rimanere a vivere qui quando chiuderò la carriera. Mio figlio ha otto anni, ha iniziato le scuole a Roma, non deve perdere tutte le amicizie. Roma è rock, è il crocevia di mille culture, di milioni di persone. Mi sento parte di questo mondo. Ho sposato in pieno la romanità e ne sono orgoglioso. Non esiste un romano introverso. Per uno come me, che viene da lontano, l’apertura equivale a un sorriso”. E dopo la carriera agonistica? “Da grande vorrei fare l’allenatore. Cominciando con i giovani, per poi approdare su qualche panchina importante. Magari su quella della Roma. Sarebbe il top. Pensate un po’, io nei panni di mister e Totti in quelli di direttore tecnico. Una coppia da far tremare i polsi”.